Da Peter Cameron a Roberto Faenza, il salto di Shéhérazade

23 aprile 2012 § 2 commenti

Un giorno questo libro ti sarà utile. Così utile che ci farai un film:

E anche questo film ti sarà utile. Così utile che un giorno ci farai un altro libro:

E anche questo libro ti sarà utile. Così utile che un giorno… [continua]

Patrik Ourednik, Europeana, :duepunti edizioni

28 novembre 2011 § 2 commenti

I ragazzi che stanno dietro alle edizioni :duepunti sono speciali e lo sappiamo bene (ecco un breve documentario). Per dire, ecco il loro ufficio marketing all’opera.

Fanno libri eleganti e bellissimi.

E poi fanno le cose al contrario, come far uscire lo stesso titolo prima in brossura e solo dopo in cartonato, e con questo titolo aprire una nuova collana. Il titolo è Europeana, di Patrik Ourednik, la collana Sablier: libri che restano nel tempo.

Da :duepunti non aspettatevi copertine scontate, mai. Ovviamente non si tratta della sezione di un tronco, come sembra; è invece la fotografia di un polpastrello ingrandito fino a farlo diventare altro da sè, fino a straniarlo, fino a farne un mondo ridicolo e solenne (così come qui e qui).

E’ l’uomo del secolo XX: totalitario, antropomorfo, antropofago, egocentrico, egoista, che dura cento anni ma continua ad allargarsi in tutte le direzioni (secolo breve scandalosamente lungo); sporco di terra -forse-, magari già cadavere su un tavolo operatorio, di certo sezionato, smembrato, tatuato, arruolato, omologato, schedato, fotografato.

E a noi basta aprire il libro e leggere.

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La nostra intervista a “Ti racconto un libro”

8 aprile 2011 § 10 commenti

Ogni tanto un po’ di sano narcisismo non guasta. “Ti racconto un libro” è un programma ricco di news e curiosità sul mondo del libro. Curato da Annamaria Fontanella, è realizzato da Christian Mascheroni e Marta Perego e va in onda su Iris canale del digitale terrestre.

Qui in basso trovate la nostra bella faccia. A Christian tutti i nostri ringraziamenti per l’attenzione e (visto che non siamo esattamente animali da telecamera) per la pazienza :-).

Buon fine settimana a tutti!

Patrik Ourednik, Istante propizio 1855, :duepunti edizioni

7 aprile 2011 § 4 commenti

Un gruppo di anarchici su una nave in viaggio per il Brasile, alla vigilia dell’unità d’Italia; è l’istante propizio di Ourednik, prezioso esercizio di stile uscito per i tipi di :duepunti nel 2007 dopo la pubblicazione nel 2005 di Europeana, breve storia del XX secolo.

In copertina si respira misura e vastità. Longitudini, latitudini e igrometro fanno a pugni con la vastita avventurosa dell’oceano che i nostri dovranno attraversare (quasi che con l’igrometro cercassero bislaccamente di misurare la profondità del mare), e con la piccolezza domestica di un soprammobile da salotto.

C’è l’eleganza gualcita dal tempo. Un soprammobile di quelli che troviamo a volte nelle case delle nonne: pesanti, belli, inutili; oggetti che caratterizzavano la zona giorno, quella di rappresentanza, tutta raccolta attorno a pochi elementi di povera dignità eccezion fatta per i suddetti oggetti di pregio -o supposto tale- che oggi ispirano nostalgia.

Insomma: come sempre il terzo punto (la loro identità grafica) se la ride giocando alla mitizzazione (in basso la copertina “demitizzata”), pur studiando un progetto bello e comunicativo. E’ lo spessore della leggerezza, c’è chi ce l’ha e chi non ce l’ha. Loro ce l’hanno.

P.S. I libri parlano, è sufficiente saperli ascoltare. Con Randa abbiamo pensato che fosse davvero l’istante propizio. Qui potete leggere l’interpretazione fotografica di Ourednik sul suo blog “Vite da libri”, consigliatissimo 😉

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“Dentro di lei”*

21 marzo 2011 § 8 commenti

Era scuro fuori. I lampioni della via fluttuavano nella risacca di nebbia dei tram. Milano gorgogliava affogando in sè stessa. Chiusi la finestra e la guardai. Era lì, sul letto, bellissima nuda senza coperta. Mi guardava. Ci guardammo.

Era tanto che aspettavo questo momento. Avevo atteso per settimane, avevo temuto, avevo sperato, avevo pregato. Ma alla fine era arrivata e ora era lì, sul mio letto, e aspettava solo che io facessi la prima mossa. Scivolai nel letto sentendo i battiti del mio cuore accelerare.

Mi avevano detto che era straordinaria, che dovevo provarla, che nessuno sapeva fare quel lavoro meglio di lei. Sarebbe stata un’esperienza indimenticabile. Dicevano che era tence, che era capace di insistere finche non otteneva quello che voleva, dicevano che non sarebbe stata una passeggiata.

Cominciai ad accarezzarla delicatamente. Le dita correvano lungo il suo dorso, ne apprezzavo la robustezza, la nervosità, l’elasticità: la sentivo fra le mie mani, il suo profumo mi inebriava. Era ritrosa, mi sfuggiva. Ma non era timidezza, sapeva bene quello che faceva: per anni centinaia di mani avevano cercato di farsi strada dentro di lei, ma non era mai stata un’impresa facile.

Qualcuno aveva rinunciato, molti avrebbero riportato tagli e ferite, pochi sarebbero riusciti ad arrivare fino in fondo e a farla propria. La colsi di sorpresa: con un colpo secco le sue difese cedettero di fronte alla mia lama come un gheriglio di noce. Affondai senza pietà. Poi riemersi, ma sapevo che ci sarebbe voluta tutta la notte per farla veramente mia.

Tornai alla carica. Con una mano la immobilizzavo mentre la mia lama continuava a passare e ripassare dentro il suo corpo. Sudato, di tanto in tanto cambiavo posizione: dal basso, di lato, dall’alto… potevo sentirla abbandonarsi sotto le mie mani, le sue resisitenze diminuire, il suo corpo aprirsi.

Quando quella lunga notte ebbe fine ero esausto. Lei giaceva accanto a me, completamente abbandonata, finalmente mia. L’edizione critica dei testi volgari, di Franca Brambilla Ageno, Edizioni Antenore, 1984, 2° edizione, pagine intonse. Sfinito, prostrato, mi abbattei sulle lenzuola mentre la nebbia della notte si scioglieva in un’alba di latte. Il tagliacarte mi scivolò dimano; sognai di parlare con Adolf Tobler e Adolfo Mussafia.

*Questo post è a tutti gli effetti un test. Visto il tono delle keywords che di tanto in tanto  conducono la gente al nostro blog, abbiamo deciso, per farci due risate, di fare un esperimento di Search Engine Optimization scrivendo un porno-post a tema librario. Ci spiace per gli onanisti che speravano in più felice conclusione. A tutti gli altri consigliamo vivamente i libri dell’editrice Antenore: testo arioso, ampi margini, pagine spesse. Da aprire col tagliacarte, s’intende 😉

Al tempo dei libri falsi e bugiardi

27 febbraio 2011 § 8 commenti

Realizzare un progetto grafico capace di accompagnare a un concept originale, un’estetica gradevole e un’intima aderenza al contenuto non è affatto facile. Cosa fare dunque se l’ispirazione latita? Beh… si può sempre citare, omaggiare, ammiccare, lasciarsi ispirare, o imitare il lavoro di qualcun altro a vari livelli di spudoratezza. Va da sé che posta la naturale limitatezza dei temi, delle forme geometriche, e delle loro possibilità combinatorie, talvolta ciò che appare imitazione imitazione non è. Ad ogni modo vediamone qualche caso.

Falso Storico

 

 

 

 

 

 

 

A sinistra Melville, Moby Dick, Arion Press 1979; progetto grafico di Andrew Hoyem, illustrazione di Barry Moser. A destra Stefano D’Arrigo, Horcynus Orca nell’edizione Oscar Mondadori 1982

Falso D’Autore

E’ un Penguin o non è un Penguin? Ebbene non lo è: L’art director Pete Rozycki ha pensato bene di addobbare la storia delle bufale letterarie di Melissa Katsoulis da Penguin, proprio in onore delle suddette bufale archittettandone una coi fiocchi. Scrive Stefano Salis nella sua cover story del 23 gennaio: “la copertina è un perfetto falso Penguin.Con scherzi dichiarati:«Cuckoo Books» e «Complete Fakery». Nella quarta di copertina la chicca:«Cover design: Pete Rozycki, apologies (tante scuse) to Sir Allen Lane», mitico fondatore dei pinguini. Applausi,appunto”.

Falsetto

Altro falso segnalato da Salis sempre nella cover story del 23 gennaio: Chiarelettere? No, Fazi!

Strane somiglianze

Foto di Sandy Skoglund, le due copertine sono due metà della stessa foto originale, dal titolo “Revenge of the Goldfish”, del 1981. Segnalato da La collana della regina.

Londra o Praga?

 

 

 

 

 

 

 

Di bomba in bomba

 

 

 

 

 

 

 

 

Identità pittorica (grazie a Sonia Boselli)

Il supplente, Angelo Fiore, Isbn edizioni. Prima seduta

12 febbraio 2011 § 4 commenti

Oggi un post leggermente diverso dal solito. Parliamo di Angelo Fiore, Il supplente, Isbn edizioni, ma abbiamo pensato di farci raccontare la genesi del progetto di copertina da Alice Beniero, disegnatrice e grafica della casa editrice:

“Dal punto di vista grafico la particolarità di questa collana (Novecento Italiano) è il tempo: il momento storico e culturale della prima edizione del libro che Isbn ripropone, è l’elemento chiave del progetto grafico di copertina. Il Novecento è suddiviso in 3 periodi caratterizzati da elementi grafici differenti (primo periodo, fine ‘800 fino al 1930: riproduzione di un’incisione o illustrazione al tratto; secondo periodo, neorealismo 1940-50: foto in bianco e nero su fondo colorato; terzo periodo, avanguardie pop 1960-70: illustrazione concettuale a colori pieni).

Il progetto grafico della collana è nato prima del mio arrivo a Isbn e ti confesso che ho iniziato a lavorarci personalmente con «Lo sa il tonno» e «Il supplente», per i quali ho realizzato le illustrazioni e applicato il progetto grafico. Nell’illustrazione de Il Supplente volevo mettere in luce i sentimenti del protagonista, il suo senso di claustrofobia nei confronti del luogo in cui si trova, il sospetto di cui si sente vittima ma in qualche modo è anche artefice; li ho usati come texture perché rappresentano il suo ambiente interiore, alimentano la sua insoddisfazione.

Ho immaginato Attilio Forra come un uomo coperto dalla sua ombra, con lo sguardo all’indietro per «guardarsi le spalle», ma della stessa forma sospettosa delle persone per le quali nutre disagio. Ho cercato di semplificare l’immagine il più possibile, di usare pochi elementi grafici e di utilizzare pochissimo colore (di fatto l’illustrazione è in bianco e nero più un colore)”.

Ringraziando Alice per la sua disponibilità, inauguriamo con questo post il primo flusso di coscienza a misura di blog. Who’s the reader? va in terapia, libere associazioni grafiche in tre puntate: partendo da una copertina ne assoceremo liberamente delle altre in tre episodi, partendo da elementi grafici comuni, storie editoriali, o grandi firme. Alla prossima!

Fabrizio Corona e Rosa Mogliasso candidati per la peggior copertina dell’anno.

4 febbraio 2011 § 4 commenti

 

 

 

 

 

 

 

Se qualche giorno fa abbiamo trovato il nostro primo candidato per la miglior copertina dell’anno, oggi abbiamo ben due nomination per la peggior copertina dell’anno.

Cominciamo dai recidivi. Nel 2010 L’imbroglio del lenzuolo, Salani editore, è rimasto a lungo in testa alla classifica delle copertine più trash dell’anno, salvo poi essere battuto al rush finale dall’incontenibile Alfonso Luigi Marra e dal suo Labirinto femminile. Ma alla Salani non si danno per vinti e ci riprovano quest’anno con L’amore si nutre di amore di Rosa Mogliasso.

Sfondo verdazzurrino da manuale di medicina interna, una misteriosa distesa di simboli del dollaro color indaco su cui svettano le palme di un’isola deserta, titolazione in inutile beigiolino-topo. Alla Salani hanno perso smalto: siamo lontani dal trash del Lenzuolo (in copertina per chi non l’avesse riconosciuta c’è la Bellucci), la copertina della Mogliasso è solo molto brutta, ma siamo sicuri sapranno fare di peggio.

Di tutt’altro tenore invece la copertina di Chi ha ucciso Norma Jane, Cairo editore, opera prima del paparazzo Fabrizio Corona (che Dio ci assista). La copertina in questo caso rispecchia perfettamente il suo autore: uno stereotipo spinto all’inverosimile. Solo chi è in grado di idolatrare l’anello mancante tra Tony Montana e 50Cent, potrebbe sciropparsi senza battere ciglio una cover presa di peso dagli anni ’50 e schiaffata con la massima nonchalance nel 2011.

Fra l’altro la copertina, imitazione perfetta di un giallo da edicola postbellico, di per sé non sarebbe neanche brutta ma semplicemente di genere: font d’epoca, illustrazione generica pruriginosa e stereotipata, in cima la dicitura “un giallo di” toglie ogni dubbio permettendo persino al lettore meno avvertito di collocare il testo nel suo genere. Ma con quale sfacciataggine si può pensare di disegnare una cover simile?

Abbiamo due possibili spiegazioni. La prima: alla Cairo editore un grafico non ce l’hanno e le copertine se le fanno da sé, hanno trovato un Fabrizio Corona che negli anni ’50 ha scritto un giallo e ne hanno scannerizzato la copertina. La seconda (sottilmente semiotica): dato che Corona è uno stereotipo al quadrato, facciamogli una cover che sia un cliché al quadrato. Cover non brutta, ma che riesce a farsi odiare ugualmente.

P.S. Quasi dimenticavamo: nel 2010 Cairo editore aveva dato del filo da torcere tanto al Lenzuolo quanto a Marra con una vera schifezza intitolata Cuccioli nel vento. La trama è solo per stomaci forti.

Magazine 2.0. L’editoriale non tipografico.

1 febbraio 2011 § 1 Commento

In un post di qualche tempo fa avevamo espresso tutta la nostra perplessità nei confronti delle soluzioni messe in campo fin’ora per le copertine dei magazine 2.0.

Dicevamo che il tasto su cui molti continuano a battere è quello di certa video-multimedialità: copertine come trailer, video spot, un po’ come i giornali di Harry Potter. Uno scenario che non finisce di convincerci (ci risulta difficile immaginare una homepage dove contemporaneamente 20 o 30 copertine si animino e comincino a muoversi).

Ma se l’animazione di copertina venisse spostata dal frontespizio alla seconda pagina? E’ quello che ha provato a fare la rivista trimestrale Signature: un’interessante stop motion che vede l’illustratore Will Bryant ripreso dal fotografo americano Adam Voorhes.

Nel caso in questione la soluzione si limita al suo valore artistico, ma non abbiamo difficoltà ad immaginarla come nuova sede non-tipografica di un possibile editoriale per immagini. Una volta che il meccanismo risultasse collaudato, il lettore avrebbe come ulteriore spinta all’acquisto la promessa dello svolgimento della storia di copertina. Interessante e niente affatto futuribile.

Visto qui.

Libero Bigiaretti, Scritti e discorsi di cultura industriale, Hacca edizioni

29 gennaio 2011 § 2 commenti

Tre sono gli elementi necessari per realizzare una bella cover: un concept originale, un’estetica gradevole, e un’intima aderenza al contenuto. La copertina di Scritti e discorsi di cultura industriale di Libero Bigiaretti, disegnata da Ifix project per le edizioni Hacca, li possiede tutti e tre.

Leggiamo dalla postfazione di Giuseppe Lupo: “Gli Scritti e discorsi di cultura industriale compongono un quadro compatto di questioni inerenti soprattutto al linguaggio delle immagini: sia quello pubblicitario, sia quello della comunicazione aziendale, sia infine quello dell’urbanistica. Il loro scopo principale – si potrebbe dire – è di concentrarsi sulle epifanie del mondo industriale, sul volto che la fabbrica offre di sé all’esterno. Pare addirittura che gli elementi su cui Bigiaretti torna di frequente (l’industrial design, l’organizzazione del lavoro pubblicitario, il problema del tempo libero) siano tutti legati all’esperienza olivettiana: la vera, importante stagione del capitalismo illuminato”.

L’elaborazione grafica di materiale tratto da libretti d’istruzioni risponde perfettamente all’argomento del testo mettendo al centro, oltre all’elemento tecnico, proprio quel “linguaggio delle immagini” di cui si parla nella postfazione, e la componente artigianale che sempre contraddistingue il lavoro del grafico.

Vero tocco di genio invece la sovrapposizione di giallo, ciano e magenta a centro pagina: una scelta che nella sua semplicità nasconde una densità simbolica notevolissima. L’elaborazione grafica su sfondo bianco non trova infatti il suo confine nel bordo pagina, ma nella prospettiva verticale che la triangolazione inaugura: il principio costruttivo della triade bidimensionale viene cioè proiettato dalla sovrapposizione dei piani verso l’invisibile perpendicolare che li attraversa, aprendo ad una visione piramidale degli elementi. Il prospetto ne guadagna in equilibrio e unità e, alla forza dei toni primari, si somma quella della prospettiva attraendo irresistibilmente l’osservatore.

La triade dei colori primari costituisce inoltre lo strumento fondamentale del lavoro del grafico, contribuendo così a rafforzare quell’immagine di tecnica e artigianato che già l’elaborazione grafica sottostante aveva suggerito. Da manuale, a gennaio si candida come una delle migliori copertine del 2011.

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