Cronache vere, Souvenir d’Italie cioè la gondola sul televisore acceso
8 ottobre 2013 § Lascia un commento
Da qualche mese è uscito Cronache vere, l’antologia che Vicolo Cannery ha voluto compilare con alcuni dei nomi più interessanti della nostra giovane letteratura. Tema, il grottesco, sotto le spoglie di una rilettura espressionistica dell’Italia che si affaccia sulle pagine della rivista Cronaca Vera.
Qui ci interessa parlare del progetto grafico di Maurizio Ceccato che, come sempre, è bello. In copertina lo scrittore Lynchiano proposto da Vicolo Cannery: bravo borghese in cravatta e camicia con la testa pestata di storiacce nere e rosso sangue, di dicerie sboccate e malelingue. Per guardare ha un solo occhio, parla con cento bocche. Due orecchie resistono, per fortuna.
La seconda di copertina non la vedete, ma c’è un talloncino da poter ritagliare e spedire all’editore con i dati personali. Solo che non si dice perché. Cioè se ci si vuole abbonare, ricevere notizie sul catalogo o semplicemente fare le proprie rimostranze. Niente da fare, sta lì per non essere spedita. Perché questa antologia è rilettura ironica di quello stile e di quei temi, quindi mica bisogna aderire per davvero.
In quarta un po’ di tutto: font pulp, titolazzi, immaginette più o meno vintage che paiono ex voto, tutto quel che piace a Ceccato. E fa anche da quarta visto che si dice quel che si trova dentro (“Da drag queen a monsignore”, “Tonaca calibro 22”, “Miracolo a Civitavecchia”).
Ci si diverte tutti in questo librino: chi l’ha fatto, chi l’ha scritto, chi l’ha vestito, anche chi lo legge. Ma non si aderisce mai davvero, si mantiene sempre la giusta distanza e sulla cartolina suddetta non c’è neanche un posto per metterci la firma. E questo ci piace poco, ma solo questo.
Non avere paura dei libri
18 febbraio 2013 § 1 Commento
Questo libro parla di ricordi e di paura. E di come i libri possano fare paura, come i ricordi. E parla di quello che succede quando la memoria si smarrisce e vorremmo solo dimenticare. Ma la memoria non sa fuggire, non riesce a nascondersi e non sa lavare via il dolore perché ha la pelle coriacea degli elefanti.
E allora tocca venire a patti. Si può scoprire, per esempio, che la memoria sa essere agile e leggera. Che quello che ci spaventa a volte è solo un topolino. Che grazie ai libri e alle storie possiamo riscrivere i nostri ricordi e rileggerli ogni volta che vogliamo.
Si può scoprire, insomma, che avere paura ci serve a non avere più paura.
La copertina di Edoardo Persico, La città degli uomini d’oggi, Hacca
26 novembre 2012 § 3 commenti
Questo libro parla di città di terra e città del cielo, è un testo visionario e incendiario che racconta la storia di un’utopia (per chi volesse approfondire lo abbiamo recensito qua). Con un assoluto colpo di genio Maurizio Ceccato lo interpreta con una foglia: sospesa tra cielo e terra a vivere di luce (come la città radiosa) e umidità (come la città ctonia), venature che sembrano i vicoli di una minuscola metropoli, fragile e fertile come un’utopia. E in più era in una busta bellissima.
Cartaceo vs ebook (si, ancora, ma poi basta)
15 Maggio 2012 § 3 commenti
Eccoci tornati dal Salone, più o meno interi, più o meno vivi. Libri tantissimi, copertine tantissime, nuovi editori tantissimi. Giovedì abbiamo avuto l’onore di moderare la tavola rotonda dal titolo Grafica editoriale… digitale? alla quale hanno partecipato Maurizio Ceccato (di cui abbiamo parlato qui), Roberto Grassilli (qui) e Riccardo Gola (qui). Tante le idee emerse, eccone alcune:
– Ogni segno che il grafico sceglie di eseguire è una precisa scelta politica oltre che estetica
– Il libro è una tecnologia, così come l’ebook
– La tecnologia è politica e risponde a delle precise scelte estetiche
– L’approccio progettuale del grafico è funzionale al contenuto
– Non c’è vera efficacia senza bellezza
– Il libro cartaceo non ha ancora terminato di esprimere le proprie potenzialità
– Quelle del digitale sono ancora tutte da esplorare
– Il libro digitale non sostituirà il libro cartaceo
– Il libro digitale potrebbe non essere più un libro
– E non ci sarebbe niente di male perchè potrebbe fare cose che un libro non può fare
– L’eccellenza digitale e l’eccellenza analogica sono due obiettivi ben diversi
– Per raggiungere l’eccellenza digitale e l’eccellenza analogica bisogna affidarsi a figure diverse
– Per il digitale potrebbe trattarsi di qualcosa di simile a un regista, per il cartaceo di un buon grafico
Ecco quindi due cose non serie e due cose serie che ci piacerebbe dire:
1) Da oggi giriamo la questione e ci chiediamo: “ma il libro di carta sostituirà il libro digitale?”
2) Alziamo l’asticella e ci chiediamo: “ma il libro cartaceo sostituirà il libro cartaceo?” (sic)
3) Quindi, risolutamente affermiamo che chiedersi se vincerà il libro cartaceo o l’ebook è come dire “ma se facciamo Lakers vs Chievo Verona chi vince?”
4) E con decisione ricordiamo che ci sono i libri di carta, i contenuti digitali strettamente testuali, e tutto il resto di cose che si può fare con il digitale. Sono campionati diversi, ciascuno con la sua serie A e serie B (e C e D e E…), con i propri allenatori le proprie squadre e i propri fuoriclasse. Ci sono persino regole diverse, ma una è uguale per tutti: non esiste il fuorigioco. Chi scatta per primo va in porta.
Si accettano scommesse.
Giuseppe Bonura, Racconti del giorno e della notte, Hacca
28 marzo 2012 § 1 Commento
“Dopo cena, nelle sere in cui la pioggia e il freddo sconsigliano di uscire, collocherei il registratore sul tavolo del soggiorno, premerei con delicatezza il tasto di avvio, mi calerei comodamente nella mia poltrona e, dando uno sguardo d’intesa ai miei famigliari, mi appresterei a godere con loro le parole della perfetta felicità. Cerco di memorizzarne qualcuna. Non sono amore, tenerezza, estasi, voluttà, soavità, dolcezza, calore, libertà, coraggio e altri consimili termini. Non sono neppure forza, vigore, salute, agilità, dinamismo, lievità, scioltezza. E meno che meno spiritualità, saggezza, cordialità, generosità, intelligenza, coscienza, conoscenza” (tratto da L’isola della felicità)
Da oggi arrivano in libreria i Racconti del giorno e della notte, raccolta inedita di Giuseppe Bonura (pp. 280, euro 14), a cura del sottoscritto, con un’introduzione di Alessandro Zaccuri. Progetto grafico -naturalmente- Ifix project.
Questi racconti visionari rappresentano uno scarto dalla normalità: nel grigiore rettilineo si giunge sempre a un certo punto alla fenditura che obbliga a cambiare strada, uno scarto doloroso con cui non vince mai nessuno. Non c’è neppure un dettaglio, in queste storie, specie paesaggistico: scenari di formica, moquette, carta da parati e arredamenti economici e dozzinali, oggetti di scena che lo scrittore giostra con parsimoniosa esattezza. A tutti buona lettura!
La copertina di Esodo, DJ Stalingrad, Elliot. Dj-set per la rivoluzione
22 marzo 2012 § Lascia un commento
Si fa chiamare DJ Stalingrad, è un noto esponente degli ambienti anarchici moscoviti. Musicista e creatore di azioni-blitz di matrice anarchica. Dopo la pubblicazione di Esodo, ricercato dalla polizia, ha lasciato la Russia. I suoi testi sono un eccesso di violenza e lirismo. Attraversa l’Europa in cerca della prossima rivoluzione.
Pugni al cielo per la rivoluzione, pugni al cielo nella notte elettronica moscovita, pugni al cielo nelle piazze. Popolo e politica, azione popolare e populista, sono categorie ormai esaurite (come qualche tempo fa si diceva a proposito di Obey), eredità di un tempo che non appartiene alla nostra generazione. Pugni alcielo un po’ per tutto, per ballare, protestare, maledire, fuggire. Firma Ifix.
Dieci consigli per una biblioteca minima di grafica editoriale e non
16 febbraio 2012 § 3 commenti
E se per capirne qualcosa di più di grafica e copertine ci decidessimo finalmente ad aprire un libro? Ecco i consigli di un vero esperto per la vostra biblioteca minima di grafica e non solo: Maurizio Ceccato, grafico e illustratore conIfix project, autore per Hacca, ed editore con Watt.
– Antonio Faeti, Guardare le figure, Einaudi
– Bruno Munari, Da Cosa nasce Cosa, Laterza
– Art Lab rivista di grafica della Fedrigoni
– Jan Tscichold (qualsiasi cosa)
– Kandisnsky, Punto linea superficie, Adelphi
– Max Ernst, Una settimana di bontà, Adelphi
– Type Design, Franco Angeli
– Storia del design, Bruno Mondadori
– Design anonimo in Italia, Electa
– Le opere di Giancarlo Illiprandi edite da Corraini
Grazie a Maurizio che si è gentilmente prestato, e a tutti buone letture.
Elliot riscopre Manlio Cancogni
16 dicembre 2011 § 2 commenti
Da qualche tempo l’editore Elliot si è dato a riscoprire l’opera di Manlio Cancogni, autore un po’ dimenticato ma da molti considerato fra le voci più interessanti del secondo novecento (secondo Antonio D’Orrico, ad esempio, “il migliore scrittore italiano vivente“).
Per l’occasione, ifix disegna copertine classiche per non dire antiche, senza ombra di vintage, ma per colori e tratti (che restano molto luminosi) non “vecchie”. Dell’iniziativa e dell’interpretazione grafica non possiamo che rallegrarci.
Billy Collins, Balistica, Fazi
14 ottobre 2011 § 5 commenti
Maurizio Ceccato, Non capisco un’acca, Hacca
3 ottobre 2011 § 8 commenti
Un accademico attaccabrighe
si accanì baccantico sul taccagno tabaccaio
braccato da una slovacca attaccabottoni
che bivaccava raccapricciante
con un baccalaureato.
Inutile dire che non capisco un’acca è molto più che una raccolta di filastrocche. E’ un libro d’artista, è un viaggio nell’immaginario, è una seduta psicanalitica, è un portfolio, è un gioco citazionistico (ma mica postmoderno eh, Ceccato se ne frega che noi si trovi il referente o meno), è una sfida al vocabolario, è lo zenith che può raggiungere la collaborazione fra un grafico e una casa editrice (Hacca, appunto), è la massima coerenza progettuale raggiungibile in un bagno di anarchia.
L’acca foneticamente non esiste, ha solo, quel che si dice, un valore “diacritico” coopera cioè a indicare la pronuncia di una serie di segni grafici. E’ quindi un segno ancillare, in un certo senso una buona metafora della grafica editoriale, ancella del testo. Un segno di servizio. Ma capita che anche le ancelle più virginali di tanto in tanto si incazzino, si straccino le calze, e decidano di vomitare in un sol colpo tutto quello che si sono tenute dentro per anni.
E fu così che un bel giorno, in una pagina lontana lontana, successe il fattaccio: le acca pensarono bene di farla pagare a tutte le altre lettere dell’alfabeto, partendo alla carica del significato costituito in quella che fu ricordata come la rivolta delle acca.
Si comincia nell’antifrontespizio dove le acca imbavagliano le altre lettere. Ecco un po’ di pensieri in libertà [con link relativi]:
- Prendete Vasco Brondi, dategli due anfetamine, mettete un disco dei Suicide (meglio il primo) e immaginate che abbia una cultura grafica; ecco, vi state avvicinando a una delle cinque o sei personalità di Ceccato.
- Ce n’è una, per esempio, in cui ha un uncino e una benda sui ray-ban.
- In questo libro c’è una mucca.
- Si parla di corpi, cristi e industria qui. Di corpi firmati Ifix se n’è parlato anche qui attorno.
- Ci sono i giochi della settimana enigmistica. Non c’entra nulla ma per chi volesse saperlo nel colophon della Settimana Enigmistica è riportata questa frase: “Periodico fondato e diretto per 41 anni dal Gr. Uff. Ing. Giorgio Sisini Conte di Sant’Andrea”. Ceccato si diverte a manipolare il lettore: pochi (-ssimi) riempiranno gli spazi contrassegnati con i pallini. Chi metterà mano alla penna soffrirà dello sfregio ma godrà della scoperta; gli altri soffriranno dalla curiosità e non risuciranno a godere dell’integrità del testo essendo questo il suo statuto naturale. Non vogliamo trarne conseguenze filosofiche. Ma chi vuole faccia pure.
- Questo libro è un inno alla possibilità.
- Vintage non è pop d’annata.
- Si parla di Einaudi con un omaggio ai tarocchi di Calvino e sberleffi a un certo pop di recente trovata.
- Omaggi alle macchine qui e qui che avevamo già apprezzato in WATT. A quanto pare Ifix ha anche un’anima steampunk.
- Ci sono numerosi, fumosi richiami interni al contesto di catalogo.
- Ci sono i titoli d’apertura di Mosè e Star Wars.
- C’è della tapezzeria vittoriana che avevamo già visto nel catalogo Elliot.
- Ci sono impronte lasciate su altri luoghi del delitto.
- C’è l’interesse per i manuali di istruzioni e la letteratura grigia che avevamo visto anche in un bellissimo testo di Bigiaretti (che della letteratura grigia e degli house organ fu nume).
Finisce poi che nelle ultime pagine le altre lettere siano pronte all’esecuzione. Un capolavoro di follia e coerenza, di metodo futurista e furia cubista, di angoscia e ironia, di pulizia (bianco, fuori) e orrore (nero, dentro), di tecnica dall’anima punk, di letteratura alta bassa e così così. Strepitoso.