Orwell, Ammaniti, Hesse, Kerouac. Un progetto speciale degli Oscar Mondadori

25 novembre 2010 § 5 commenti

Alla Mondadori hanno un progetto editoriale molto chiaro: fare bei libri che si vendano. Specifichiamo: ci sono cose che non fanno; non cercano di costruire una cultura di riflessione, non fanno ricerca, non fanno teoria. E poi ci sono cose che fanno: fanno cultura quotidiana, fanno immaginario, fanno libri che si leggono e si vendono.

Mondadori ha per tradizione un’anima popolare non degenere, tutt’al più di-genere, che permea tutta la sua offerta narrativa. Ed è proprio in quest’ottica che possiamo inquadrare la nuova veste grafica di sei testi, diversissimi tra di loro ma in qualche modo accomunati dal loro essere “oscar” ovvero popolarmente e criticamente riconosciuti come importanti, recentemente ripubblicati dalla casa editrice.

Alcuni titoli come Narciso e Boccadoro, Sulla strada, 1984 e Fahrenheit 451, provengono dai Classici moderni; Ammaniti ha circolato alternativamente un po’ per tutte le varie incarnazioni degli Oscar mentre Calvino arriva dritto dritto dalla collana a lui dedicata. Sei grandi titoli che hanno fatto la storia della casa editrice di oggi e di ieri, tutti molto amati anche dalla scuola (Ammaniti compreso, new entry del canone), best sellers ad ogni nuova incarnazione editoriale. Riuniti nella collana “Oscar progetti speciali”continuano a raccontare le loro storie in una veste grafica nuova, rivisitata da Giacomo Gallo (art director) e Andrea Geremia (progetti grafici).

Di altissimo livello il risultato complessivo allo stesso tempo raffinato e popolare, libero nell’interpretazione dei singoli testi ma unitario nel corredo grafico del dorso e della quarta. È proprio sul dorso che vale la pena di spendere qualche parola: il nome dell’autore (in maiuscolo) e il titolo (integralmente minuscolo), sono disposti fra loro parallelamente, poggiando sul margine verticale del dorso più o meno all’altezza di metà pagina; perpendicolare rispetto alla titolazione, una breve figura stilizzata richiama il tema di cui parla il libro (un occhio per 1984, una fiamma per Bradbury ecc…). La soluzione aiuta a rafforzare i rapporti che intercorrono tra i singoli testi  e l’impressione che se ne ricava è di cura ed eleganza. Eccellente anche la scelta iconografica per i singoli testi che rispetta la familiarità che si presuppone il lettore già abbia con i titoli non rinunciando però a raccontarli a modo proprio. Due parole per libro:

Calvino: bella interpretazione del barone fra i rami. Scelta dei colori perfetta. Oggettivamente-astutamente trita, ne abbiamo abbastanza di Paolo Giordano e dei suoi Numeri primi. Sette meno.

Ammaniti: nostalgia d’antan, bimbi che corrono tenendosi per mano: un cliché assoluto ma indiscutibilmente gradevole. Sette.

Hesse: bellissimo il colore dello sfondo, l’ombra di Narciso è un gioco che funziona. Otto meno.

Kerouac: lettura pop della beat generation (Hopper aleggia insidioso). Impreziosita dall’ombreggiatura nella titolazione (e ce ne vuole di abilità per impreziosire qualcosa con un’ombreggiatura!). Otto più.

Orwell: mette assieme estetica da videogiochi sparatutto e grafica militarizzata da regime. Ottima scelta di colori. Otto.

Bradbury: copertina da best seller, qui il salto non riesce, ma è bello il gioco fra linee orizzontali e il corpo del numero. Sei.

Un ottimo progetto grafico in equilibrio tra innovazione e tradizione, popolare ma di alta qualità. Nove.

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